Il pop up è morto, viva il pop up
I website pop up sono morti e da buttare? No, affatto. Lo dice SumoMe, che ha analizzato 2 bilioni di pop-up che usano il suo List Builder (appunto, un tool per creare pop-up).
Molti pensano il contrario: perché sono fastidiosi, odiosi. In realtà c'è una differenza fra pensiero e azione, lo insegna il neuromarketing e lo spiega in modo chiaro lo psicologo Martin Lindstrom nel suo Neuromarketing. Attività cerebrale e comportamenti d'acquisto.
E i dati lo confermano: i pop-up sono come i reality, tutti li criticano, ma tutti li usano.
Bene, allora bisogna solo capire come usare website pop-up efficaci per ottimizzare le conversioni.
Qual è il website pop-up più efficace tra questi 2?
Primo pop-up
- Headline basic, “Sign up for coupons!”
- Form a 1 campo solo per inserire la mail
- Bottone blu scuro
- Call to action chiara: “Submit”
Secondo pop-up
- Headline da manuale: parte dal bisogno dell’utente (la fame), ha una domanda (che crea subito un dialogo e ha un mood conversazionale) nella sub-headline spiega il vantaggio, che oltretutto è un contenuto gratis. Insomma, sembra proprio la Miss Italia delle headline efficaci.
- Immagine con il prodotto (l’ebook gratis)
- Form a 1 campo solo per inserire la mail
- Bottone arancione
- Call to action chiara e con un termine come NOW che spinge all'azione d'impulso
Chi vince?
Le regole direbbero che vince il pop-up numero due. I risultati, invece, dicono il contrario: il primo pop-up ha avuto un +30% di conversioni sul secondo.
Perché è più essenziale, più diretto, più “cattura-click”. Oltre a questi elementi, ci sono molte altre variabili: il contesto della pagina, la posizione del pop-up, il meccanismo di apertura e chiusura, il percorso che porta l'utente a vederlo...
Vediamo di capire com'è fatto un pop-up che converte meglio degli altri.
Le 7 caratteristiche dei pop-up efficaci
1) Il pop-up che converte è contestualizzato con la pagina
I pop-up con call to action e contenuto coerenti con il contesto della pagina hanno un tasso di conversione medio del 40%. Per esempio il pop-up per rimanere aggiornato sui blogpost in fondo alle pagine del blog o il pop-up per scaricare il report aziendale nella pagina About us.
Il consiglio di AppSumo per progettare un pop-up di questo tipo? Immagina di essere il commesso di un Mediaworld qualsiasi: stai presidiando la sezione “Cellulari” e si avvicina un cliente. Gli chiedi “Vuole un libro?” o “Sta cercando un cellulare in particolare?”. Ecco.
2) Il pop up che converte non compare subito
Perché il pop-up che compare appena atterri sulla pagina del sito è come la commessa che ti piomba come un falco nel negozio appena entri.
Anche i dati di AppSumo lo confermano: tra i pop-up che convertono meglio, il 92% appare dopo 4 secondi e non prima.
“Se non subito, dopo quanto?”: non c’è la ricetta univoca, per capirlo fai un test sulla user experience monitorando il comportamento degli utenti su pagine con pop-rispetto a pagine identiche senza pop-up
3) Il pop-up che converte Ha. Una. Call. To. Action. Chiara. Chiaro?
In questo caso vale la regola degli appuntamenti: per avere un appuntamento con la tua vicina di casa, chiediglielo in modo diretto o non ti lamentare. Essere chiari è la prima regola delle call to action efficaci, ma quante volte leggiamo o scriviamo call o action vaghe, fiacche o, peggio, metaforiche?
Niente di tutto questo: la call to action deve dire “Fai questo”, possibilmente in modo coinvolgente, convincente, non prepotente.
Il consiglio? Immagina di dare istruzioni a un bambino, a un cane, a un collega; imperativo e punto esclamativo in questo caso valgono.
4) Il pop-up che converte si fa ricordare
Pensa sempre che in campo (visto che siamo in piena febbre da europei) ci sono tante altre squadre: quello dei pop-up è un campionato di calcio aggressivo e affollato, quindi gioca al meglio per rendere il tuo pop-up memorabile... e fare goal.
5) Il pop-up che converte ha qualcosa da offrire
“Dammi la tua email così posso venderti cose” è una call to action sincera ma fa scappare a suon di click qualsiasi utente.
Lascio l’email se ricevo in cambio qualcosa che mi interessa: uno sconto, un report, il ricettario super fast per chi ha il frigo vuoto, il pallone autografato da Maradona...
Per esempio, io non lascerei la mia email per il pallone autografato da Maradona, ma corro a inserirla per il ricettario super fast per chi ha il frigo vuoto.
6) Il pop-up che converte non rispunta fuori anche se lo chiudi
Perché il pop-up che ricompare non appena l’hai chiuso è fastidioso come l’assicuratore che ti fa 5 telefonate la settimana anche se hai detto di no, e il risultato è uno solo: perdere il contatto per sempre.
7) Il pop-up che converte ha una call to action coerente con l'offerta
- Offri un ebook? La call to action è SCARICA, non “Rimani aggiornato”
- Offri un periodo di prova del tool? La call to action è PROVA SUBITO, non “Acquista”
- Offri uno sconto? La call to action è “USALO”, non “Unisciti al gruppo”
- https://sumome.com/stories/pop-up-examples?ref=sumome-email
Pop-up che convertono: quanto convertono?
Il tasso di conversione dei pop-up che fanno il loro dovere è del 9,8%, sopra la media che è del 3.09%: tradotto in numeri, vuol dire che con 150 visite al giorno ottieni 418 conversioni in un mese. Ci sono casi di conversioni anche oltre il 50%: non è la maggioranza dei 22 milioni di pop-up analizzati da SumoMe, ma è utile sapere a cosa puntare!
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